A Renato Filippelli amico e Poeta
Di te ricordo le elle, quelle tonde
della scrittura tua fuggevole
sulle durezze;
e ti ritrovo in un cappello bianco,
in scarpe e passi di casualità
come fiori con dedica, d’estate.
Così acerba era la mia età
sulle stranezze dei versi affacciata
e tu ridevi ad ogni ingenuità
come un padre amorevole ed ansioso.
“Vai, non fermarti” mi dicesti mentre
di Pirandello chiedevo e follia
“Anche in lui fu pazzia”.
Ne riportai in esame al professore
(tale Giorgio Taffon, grande esemplare)
che dissentì e protestai.
“M’insegna il Filippelli! “ dissi altera
e il suo alter ego fu prostrato
dalla dicotomia dell’essere.
della scrittura tua fuggevole
sulle durezze;
e ti ritrovo in un cappello bianco,
in scarpe e passi di casualità
come fiori con dedica, d’estate.
Così acerba era la mia età
sulle stranezze dei versi affacciata
e tu ridevi ad ogni ingenuità
come un padre amorevole ed ansioso.
“Vai, non fermarti” mi dicesti mentre
di Pirandello chiedevo e follia
“Anche in lui fu pazzia”.
Ne riportai in esame al professore
(tale Giorgio Taffon, grande esemplare)
che dissentì e protestai.
“M’insegna il Filippelli! “ dissi altera
e il suo alter ego fu prostrato
dalla dicotomia dell’essere.
Mi calzi memorie oggi,
sento quanto fu bello il nostro viaggio.
sento quanto fu bello il nostro viaggio.
Come nella palude un plenilunio
il chiaro d’ostia s’affaccia e rischiara
increspature nelle ombre di vento.
Non so ancora la gioia della fede
non ne dissi a mia madre
e forse lei neanche la trovò.
In umiltà per me fu il tuo messaggio
in versi brevi come frecce.
Chissà, forse fu questa la mia fonte,
sulla via vado pensando.
il chiaro d’ostia s’affaccia e rischiara
increspature nelle ombre di vento.
Non so ancora la gioia della fede
non ne dissi a mia madre
e forse lei neanche la trovò.
In umiltà per me fu il tuo messaggio
in versi brevi come frecce.
Chissà, forse fu questa la mia fonte,
sulla via vado pensando.
Grazie
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