Salve,
mia dolce signora, posso? Sono io, Lorenzo
Uff e uff, quel giorno mi girava terribilmente la
testa non ne capivo il motivo so soltanto che persi i sensi, quando mi
risvegliai mi ritrovai agganciato ad una strana parete al buio con tanti umori
che guizzavano a destra e a sinistra, che paura, una corsa ad ostacoli.
Mi
dissi: “ma dove sono capitato?” Accadeva spesso che mi addormentavo ad intervalli
irregolari, ogni volta mi sentivo più forte e corposo, la mia essenza
sviluppava con sembianze strane, intanto dormivo e mi coccolavo all’interno di
un piacevole protetto buio.
Un
dì ebbi una strana inusuale sensazione, udivo tante parole, risate, persone che
si congratulavano, era tutto ovattato mi infastidivano e un po’ curioso mi
spostavo per ascoltare meglio, ma come mi accingevo sentivo che premevano la
parete sulla quale mi ero adagiato.
Aiuto,
chi mi toccava, chi poteva essere, non vedevo nulla, uffa che rabbia, ero
curioso e mi agitavo senza trovare risposte e comprendere.
Una
delle tante mattine riposavo come sempre, quando un terribile uragano investì
la mia tenda, si diciamo che era la mia canadese.
Accadde
che qualcuno cercava di introdursi discreto nell’anticamera del mio habitat,
ebbi uno spavento terribile pareva il tentacolo di un mostro che si faceva
spazio ruotando su se stesso e premeva con insistenza sulla solita parete. “Ma
possibile che tutti vogliono perseguitarmi? Stavo li tranquillo senza recare
fastidio ed invece ………Mentre subivo tutto ciò, con gran stupore, intravvedevo
sconosciute forme.
E
non vi dico cosa, ero nudo, di un colore rosaceo, ricoperto da una sostanza
untuosa e allo stesso tempo viscida, nuotavo dentro un liquido opaco, mi bastò
per riuscire ad intravvedere che attaccate a me c’erano delle protuberanze più
o meno lunghe che muovevo, un filo lungo-lungo unito ed agganciato nel mio
mezzo.
Mah
……dissi: “chi sono? Cosa faccio qui al buio e a far pirolette?” Intanto incanto, ero diventato grande stavo
scomodo e visto che tutti premevano, parlavano, schiacciavano disturbandomi un
giorno mi stufai ed invece della solita piroletta feci un salto acrobatico, mi
sedetti rivolto l’alto e ci restai. Udii piangere e mi intristii, era colei che
mi ospitava, ormai la conoscevo bene, mi ero tanto affezionato, mi carezzava,
mi parlava spesso, persino le canzoni sceglieva e cantava, che bella voce mi
donava fremiti d’emozione, anch’ io cantavo con lei. Mi dispiaceva quando a volte mi trascurava,
perché intenta a discutere con uno ……. che aveva una voce forte e potente, mi
preoccupavo per lei.
Era
stupendo quando in silenzio carezzava la parete e diceva meravigliose parole,
allora si, gioivo. “Presto, presto come si fa ad uscire di qua? Uffa sono
stanco!”
Tutti
la stringono, mi posano mostri di ferro dalle strane onde che mi sfiorano
arrivando sul mio vivere incognito, poi qualcuno le diceva che stavo bene!
Tutto ciò mi disturbava, anche se a volte salutavo con discrezione.
“Allora,
che facciamo? Io sto sempre più stretto, non trovo l’uscita!” Sinceramente, in
fondo vorrei star qui, mi sono avvinghiato a lei, le sue viscere vitali e la
sua vocina mi hanno avvolto in un manto dolcissimo, sento
che
anche lei è stanca, non mi porta più a spasso, mi ritrovo spesso capovolto, non
sta mai ferma ed io sto male. “Che trambusto! Ehi fuori che accade?”
Non
galleggiavo più, quel liquido era scappato, mi toccavo, ero viscido e le pareti
mi stavano attaccando, volevo scappare altrimenti soffocavo. Cominciai pure io
a spingere, visto che la lotta era iniziata, ma avevo tanto timore, non sapevo
il perché, l’idea di uscire e vederla mi intrigava, mia amabile custode. Poi mi
fermavo e mi dicevo: “no, resto qui!” Non so cosa c’è oltre questa morbida
parete. Una forte spinta mi catapultò letteralmente fuori. Non connettevo,
sospeso in una dimensione sconosciuta, chiusi gli occhi per non vedere, quando
due grandi pacche mi scossero. Gettai un urlo disperato e dell’aria fresca mi
invase. Gli occhi si spalancarono e copiose gocce salate e trasparenti
calarono. Eccola la vidi: “che bella!”
Mi posarono sulla sua guancia, anche lei era bagnata delle stesse gocce
salate e trasparenti. “Ora so chi
sei!” Le dissi, “sei mamma! Sorgente del
mio vivere, arcaica radice dell’universo, l’amore per eccellenza. Sono contento
d’esser venuto allo scoperto, dovevo toccarti, stare sul tuo seno e guardarti
nel cogliere il meraviglioso sguardo innamorato di me. “Che miracolo hai fatto,
possibile che quel puntino ignaro ero io?” Troppe domande, sono felice della
tua scelta, perché sono qui io e tu mi ami come nessuno può far meglio di te.
Un filo indelebile ci lega, non si vede è trasparente, solo il cuore lo vede e
lo sente. Tutto questo ora so cosa è, ha un nome, si chiama VITA! A proposito
mi presento: “mi chiamo Lorenzo!”
Motivazione:
In questo testo l’Autrice racconta la vita dentro la vita, fantasiosa e
creativa in un fiabesco incontro tra madre e figlio prima della della nascita.
Uno spunto per il lettore, l’amore, quello puro in primo piano.
Paola
Bosca.
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