TARGA PERSONALIZZATA E DIPLOMA D’ONORE (TERZO CLASSIFICATO)
Sono
andato via,
ho
chiuso gli occhi su botteghe
e
finestre, sui flauti del Lago,
venditori
di nocciole, nomi
e
soprannomi, le biglie colorate,
serpi
linguacciute nei tabernacoli di tufo,
sui
falò espiatori per i peccati vecchi e nuovi,
petti
che si battevano nel mese dei rimorsi.
Tu
già non c'eri.
Non
c'eri nei giorni del dubbio,
mi
è mancata la tua mano sulla spalla,
quel
freddo non è mai guarito.
Ho
parlato alla tua immagine, alle tue mani vive,
immerse
nel midollo ardente d'una terra mai immemore,
alla
maschera del tuo viso che il sole ha descritto
dal
respiro dell'alba al primo sbadiglio della sera.
La
camicia pesante come un gladio, che i tralci di vite,
ti
hanno forgiato addosso mentre passavi come un legionario di Bacco,
tra
le falangi sull'attenti d'uva fragola
e
la bionda pisciarella quasi fossi un commilitone tra di loro.
Soffrivi
e gioivi e insieme li cantavi,
tu
Orfeo rustico, quando rigogliosi erano pregni di grappoli
e
si offrivano maturi alle bocche delle innamorate
e
quando spogli dei frutti d'oro e porpora,
rivivevano
nel fuoco che riscaldava l'amore
nel
silenzio dei campi giunti al crepuscolo,
nei
fervidi sorrisi che precedevano il Natale.
E
c'era meno inverno attorno ai piedi
e
alle mani, su quelle forchette d'alluminio contorte
e
senza nome, nei gusci di castagne che si aprivano come doni inaspettati,
nei
letti di paglia, animali preistorici giganteschi,
le
preghiere all'Angelo Custode dinanzi un'immagine del santo col giglio.
Ho
parlato al tuo viso per giorni, anche nel sogno, lontano dal lampo del tuo
sguardo.
Dalle
rughe stanche, mai arrese, è affiorato il dolore.
E
la gioia del sole, gli schiaffi salati del mare,
un
baluginio di stelle scheggiate, mai afferrate nella parabola del fato.
Tutto
è ritornato chiaro,
il
tuo silenzio grato, la frusta del tempo, i segni dell'umano tuo stento.
Il
seme del mio viaggio.
Motivazione: Il ricordo raffiora nitido in questo testo,
voluto, cercato, quasi bramato nel tormento di un addio forzato. Rabbia e
dolcezza si alternano in un contrasto che sfiora la perfezione delle
emozioni vissute ieri e tornate a vivere
nel presente.
Paola Bosca.
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